Le sponsorizzazioni a sostegno del patrimonio culturale e dell’economia nazionale*

Le sponsorizzazioni a sostegno del patrimonio culturale e dell’economia nazionale*

La ricerca di fondi privati da destinare ai beni culturali rappresenta un valido strumento per valorizzarli e fruirli in maniera adeguata generando nuovo reddito con un riflesso positivo sull’industria turistica, sull’artigianato e sulla stessa agricoltura architravi sui quali si fonda una rilevante parte dell’economia del nostro Paese.  

L’Associazione Romana di Studi Giuridici già da qualche hanno concentra la sua attenzione sui beni culturali considerati insieme al paesaggio parte integrante del patrimonio culturale nazionale.

Affrontando l’argomento dei beni culturali, il dato oggettivo dal quale è opportuno muovere il discorso è quello della ingente presenza di beni nelle variegate tipologie diffuse in maniera capillare sull’intero territorio del nostro Paese.

I numeri consentono di valutarne la consistenza sia pure in via approssimativa: 3.609 musei (pubblici e privati); quasi 5.000 siti culturali tra monumenti e aree archeologiche; 46.025 beni architettonici vincolati e regolarmente censiti; 50 siti Unesco riconosciuti come patrimonio culturale dell’umanità; centinaia di festival e iniziative culturali; innumerevoli tradizioni che animano il territorio della penisola per l’intero anno.

Accanto ai beni culturali materiali che trovano adeguata tutela nel nostro ordinamento

giuridico vi sono i beni culturali immateriali non contemplati dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e che sono protetti soltanto in ambito sovrannazionale soprattutto attraverso talune convenzioni internazionali e l’Unesco.

Il ruolo che possono svolgere i soggetti privati per la valorizzazione e la fruizione di tutti i beni culturali risulta essenziale in un Paese come l’Italia soprattutto in presenza della pesante crisi economica che imperversa già da qualche anno e che obbliga a continui e pesanti tagli nel bilancio dello Stato, delle regioni, degli enti locali e degli altri enti pubblici.

Le persone fisiche e le persone giuridiche di diritto privato possono intervenire per finanziare la valorizzazione del patrimonio culturale avvalendosi di tre strumenti:

  1. a) contratti di sponsorizzazione ordinaria;
  2. b) contratti di sponsorizzazione per i beni culturali;
  3. c) atti di mecenatismo.

Purtroppo il livello di attrazione del singolo bene culturale da sponsorizzare dipende anche dalla sua vicinanza rispetto ai flussi turistici in ambito locale, nazionale e internazionale. L’assenza di adeguate infrastrutture per i trasporti non facilita i finanziamenti privati perché spesso importanti beni culturali sono difficilmente raggiungibili via terra, mare o cielo. Penso alla Città di Matera, proclamata Capitale europea della cultura per l’anno 2019, che ha l’aeroporto più vicino a Bari, mentre la linea ferroviaria è ancora quella delle vetuste ferrovie calabro- lucane che richiamano l’Italia dei primi anni del Novecento!

Altro fattore importante è costituito dalle capacità manageriali di tutti i soggetti che a vario titolo operano nella gestione dei beni culturali. Recentemente si è tentato di reperire direttori di musei all’estero e fuori dei ruoli della P.A. per iniettare lo spirito del manager all’interno delle impolverate e improduttive strutture museali italiane. Purtroppo ciò rappresenta un tentativo lodevole, ma tardivo che cozza contro la cultura umanistica radicata nella pubblica amministrazione lontana anni luce dal marketing imperniato su una spietata analisi della domanda e dell’offerta culturale che viene mediata dagli obiettivi da raggiungere non sempre chiari nella mente di colui che viene chiamato a valorizzare i beni culturali.

Sulle sponsorizzazioni agisce in maniera negativa la burocrazia. Il procedimento per il contratto di sponsorizzazione ordinaria e per quello di sponsorizzazione speciale per i beni culturali di proprietà pubblica risulta farraginoso al punto tale che, come per il restauro del Colosseo a Roma, produce spesso contenzioso giudiziario davanti al giudice amministrativo e penale dando un immagine del tutto negativa all’estero.

Da ultimo anche le scarse agevolazioni fiscali non favoriscono le sponsorizzazioni e le stesse erogazioni liberali al contrario di quanto accade in Francia, Germania, Spagna e Inghilterra.

E’ necessario pianificare la valorizzazione in maniera agile lasciando da parte i contorti procedimenti attualmente previsti dalla vigente normativa. Così come accade all’estero è auspicabile la creazione di agenzie private che svolgano attività di mediazione tra aziende e strutture culturali pubbliche in modo da rendere la sponsorizzazione una prassi rapida ed efficace nell’interesse della cultura vista come un fattore in grado di produrre ricchezza e occupazione.

*Maurizio De Paolis
Presidente dell’Associazione Romana di Studi Giuridici