Le case rurali toscane di Maurizio De Paolis, Presidente dell’Associazione Romana di Studi giuridici

Sussiste uno stretto rapporto tra le architetture rurali e l’agricoltura tradizionale radicata da tempo immemorabile in tutte le regioni del nostro Paese. Si tratta di costruzioni a tal punto rilevanti da essere elevate al rango di beni culturali quando siano testimonianza storica della civiltà contadina locale.

 

Le case rurali, conosciute anche come case coloniche o casolari, sono manufatti edilizi quasi sempre legati al contratto di mezzadria che caratterizzano l’intero paesaggio della Toscana.

Le prime costruzioni risalgono al Cinquecento quando nelle campagne iniziarono a costruirsi fabbricati per ospitare le famiglie del fattore e dei contadini Di solito questi insediamenti si svilupparono su preesistenti fortificazioni o torri di avvistamento risalenti ad epoca medioevale incorporate nelle nuove costruzioni.

Per effetto delle riforme agrarie poste in esecuzione dal Granducato di Toscana si ebbe un considerevole impulso alla costruzione di nuove case coloniche e fattorie ovvero alla ristrutturazione di quelle più antiche.

All’inizio del Novecento l’urbanizzazione ha portato allo spopolamento delle campagne toscane al pari di quelle di altre regioni italiane con un grave degrado di numerosi manufatti edilizi. Fortunatamente, negli anni Cinquanta del XX Secolo è iniziato un massiccio fenomeno di riscoperta e valorizzazione delle case rurali toscane anche da parte di numerosi cittadini stranieri, in modo particolare tedeschi e inglesi. Il predetto fenomeno si è concentrato soprattutto nella zona del Chianti fiorentino e senese ove sono stati investiti ingenti capitali per il recupero integrale di numerosi casolari, trasformati in importanti aziende agricole e in numerosi agriturismo. Rapidamente il recupero dei manufatti dell’edilizia rurale si è estesa all’intera Regione Toscana facendo in modo che le case rurali siano diventate parte integrante del paesaggio locale[1].

Generalmente la casa colonica corrispondeva a un singolo podere e la sua collocazione al centro dell’azienda favoriva un razionale sfruttamento della forza lavoro dell’intera famiglia.

Queste dimore si sviluppano generalmente su due o più piani e hanno il tetto rivestito con caratteristiche tegole in laterizio.

Alla casa si affianca l’aia coincidente con l’area antistante la facciata principale della costruzione, l’unica interamente pavimentata in pietra e dotata di alberi per assicurare un’adeguata ombra durante i mesi estivi.

 

[1] Esistono diverse tipologie di casolari toscani. Infatti, si parla di casolari aretini (connotati dal portico e da logge), fiorentini (presentano soltanto il portico), senesi (spesso privi del portico), lucchesi (si connotano per la duplice funzione residenziale ed aziendale), pistoiesi (assolvono in via esclusiva alla funzione residenziale) e maremmani (strutturati in modo tale da assolvere alle attività agricole e di allevamento). U. BALDOCCHI, Riforma agraria e aziende contadine nella maremma grossetana (1947-1970), in Italia contemporanea, 1978, 132, 49-74.