Architetture rurali aventi interesse storico od etnoantropologico quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale di Maurizio De Paolis, Presidente dell’Associazione Romana di Studi Giuridici

La tutela dell’agricoltura di pianura, collina e montagna può essere attuata anche mediante la protezione accordata alla così detta archeologia rurale che dopo la novella al Codice dei beni culturali e del paesaggio coincide con le architetture rurali[1].

Per individuare le predette costruzioni si può fare riferimento alla legge n. 378/2003 che ha lo scopo di salvaguardare e valorizzare le diverse tipologie di architettura rurale, quali insediamenti agricoli, edifici o fabbricati rurali, presenti sul territorio nazionale, realizzati tra il XIII e il XIX secolo e che costituiscono testimonianza dell’economia rurale tradizionale[2].

E’ opportuno citare anche il decreto ministeriale 6 ottobre 2005, “individuazione delle diverse tipologie di architettura rurale presenti sul territorio nazionale e definizione dei criteri tecnico scientifici per la realizzazione degli interventi ai sensi della legge 24 dicembre 2003 n. 378[3] e la direttiva 30 ottobre 2008 “interventi in materia di tutela e valorizzazione dell’architettura rurale[4].

Nell’area dell’archeologia rurale rientrano i fabbricati agricoli che normalmente circondano le ville di campagna, le masserie, le fattorie, i borghi e i complessi agricoli costruiti nel corso dei secoli o durante le grandi bonifiche agrarie degli anni Venti e Trenta del Novecento.

 

(Per maggiori notizie sull’edilizia rurale e beni culturali si consulti il sito www.arsg.it, Focus Patrimonio culturale nazionale ove sono pubblicati i seguenti articoli di Maurizio DE PAOLIS: L’architettura del latifondo; Le architetture rurali spontanee innovativa categoria di beni culturali; Le costruzioni rurali sarde; Le case rurali della Toscana; Le cascine della Valle Padana).

 

[1] Art. 10, comma 4, D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, novellato dall’art. 2, comma 1, lett. a), n. 4, D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 156. M. BROCCA, Paesaggio e agricoltura. Riflessioni sulle categorie del paesaggio agrario, in Rivista giuridica dell’edilizia, 2016, 1-2, II, 3; N. FERRUCCI, Profili giuridici dell’architettura rurale, in Rivista giuridica dell’ambiente, 2014, 6, 685; N. FERRUCCI, Architettura e paesaggio rurale tra permanenze, recuperi e trasformazioni, in Diritto e giurisprudenza agraria alimentare e dell’ambiente, 2010, 5, I, 296.

[2] Art.1, L. 24 dicembre 2003, n. 378, “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell’architettura rurale”.

Per la giurisprudenza sull’architettura rurale come testimonianza dell’economia agricola e tradizionale si veda: TAR Veneto, Sez. III, 18 gennaio 2013, n. 34; TAR Molise, 26 luglio 2011, n. 458; TAR Campania, Napoli, Sez. III, 19 luglio 2006, n. 7559. Nell’isola di Pantelleria, gli interventi sui muretti di contenimento realizzati per i terrazzamenti devono essere preventivamente autorizzati sottoposti ad autorizzazione della soprintendenza, in quanto idonei ad alterare il paesaggio, dovendosi accogliere nelle zone sottoposte a particolari vincoli di tutela paesaggistica un’ampia accezione di attività edilizia che tenga conto anche delle caratteristiche dell’architettura rurale (TAR Sicilia, Palermo, Sez. II, 22 aprile 2005, n. 595).

DINI V. Pianificazione urbanistica e aree agricole: un problema aperto, in Ambiente e sviluppo, 2005, 3, 247.  

[3] Decreto ministero per i beni e le attività culturali, 6 ottobre 2005, in G.U. 12 ottobre 2005, n. 238.

[4] Direttiva del Ministero per i beni e le attività culturali, 30 ottobre 2008, in G.U. 6 dicembre 2008, n. 286.